MEDITAZIONE CONCENTRATIVA COMUNE
La meditazione concentrativa è comune a molte tradizioni, anche non buddhiste.
Le varie stabilizzazioni meditative sono praticate in molte tradizioni religiose, con oggetti di meditazione diversi. Talvolta, sono praticate a fini mondani, perché i poteri che la mente sviluppa sono qualcosa che attira anche chi li vuole usare per manipolare o danneggiare gli altri – i famosi “guru” falsi, con qualche potere, ma con motivazioni errate. Le stabilizzazioni meditative, infatti, producono le “chiaroveggenze”, che possono essere usate con diversi fini, virtuosi e non.
Lo scopo della meditazione concentrativa in ambito buddhista
In un “sentiero” o addestramento verso la Liberazione o verso lo stato di Buddha, sviluppare la stabilità mentale con le meditazioni concentrative serve per poter essere di supporto alla meditazione analitica, trasformativa, peculiare del Buddha. La meditazione analitica o di logica inconfutabile del Buddha, sulla realtà del sé e dei fenomeni, permette di ottenere delle comprensioni riguardo all’ignoranza tramite la saggezza che analizza. Quando si hanno nuove comprensioni, c’è bisogno della stabilizzazione meditativa, per dimorare sulla nuova comprensione, in modo non più analitico, ma esperienziale, e incidere così sul continuum mentale, come qualcosa di scolpito nella roccia.
MEDITAZIONE ANALITICA BUDDHISTA NON COMUNE
Invece la meditazione analitica è un insegnamento peculiare di Buddha Shakyamuni, che non è in comune ad altri tradizioni religiose, e che ha la funzione di ridurre fino ad arrivare a eliminare definitivamente le afflizioni mentali (attaccamento, avversione, ignoranza ecc.) tramite il fattore di saggezza.
Per natura, la mente è limpida, chiara e conoscitrice. Inoltre, ogni essere senziente è dotato di un Lignaggio della Natura di Buddha. Tuttavia la mente degli esseri è inquinata da tutto ciò che l’affligge. Perciò è necessario liberare la mente da ciò che la oscura, che è l’origine di tutta la sofferenza psico-fisica onnipervasiva di un essere.
Per fare questo, è necessario ascoltare, riflettere e meditare le istruzioni autentiche del Buddha giunte fino a noi, il Dharma. Una volta che abbiamo ricevuto le istruzioni, è necessario applicarsi con la riflessione e con meditazione giornaliera. Con la perseveranza entusiastica, già in qualche mese si vedono dei benefici, e nel tempo si ottiene calma e felicità interiore. Gradualmente si sviluppano i potenziali mentali (infiniti), i siddhi, il Lignaggio dello Sviluppo dell’umano. Con l’addestramento giornaliero nella meditazione si produce un flusso irreversibile di benessere mentale, che si ripercuote anche a livello fisico, per se stessi e per ‘interdipendenza’ anche per gli altri. Sono convinta anche noi possiamo ammalarci, e noi possiamo anche guarirci – il potere della mente è davvero immenso e inesauribile. Ovviamente è il corpo che ha un potere limitato, soprattutto dal tempo.
Sono anche convinta al 100% che se vogliamo un mondo migliore, una società migliore, non c’è altra via: ciascuno deve fare il suo percorso di emancipazione e uscire dalla caverna di Platone… Chi è fuori può solo cercare di trasmettere qualcosa, di insegnare ciò che ha appreso e compreso, ma ognuno poi deve decidersi di liberare se stesso. Nessuno può liberare un altro, altrimenti il Buddha ci avrebbe già liberato tutti! Purtroppo dall’oceano di sofferenza del samsara ci dobbiamo uscire da noi stessi, con dei Tre Gioielli. Il primo passo è realizzare lo stato normale di una mente oscurata: la notte oscura e nuvolosa. Quando scopriamo delle afflizioni mentali in noi è il momento di gioire perché abbiamo fatto il 70% del lavoro. Il rimanente 30% sta a noi, a voler applicare degli antidoti, i nostri alleati mentali interni – le menti concordanti con quelle di un Buddha – quei semi che sono già in noi e che vanno solo sviluppati.
Sarva Mangalam! Possa tutto essere di buon auspicio!